Poesia Vagabonda 2013

28 e 29 SETTEMBRE 2013
BIBLIOTECA ARCHIMEDE - SALA PRIMO LEVI
SETTIMO TORINESE Piazza Campidoglio, 50 - ORE 17

ASSOCIAZIONE CULTURALE DUE FIUMI
in collaborazione con ECM, Biblioteca ARCHIMEDE e
CITTA’ di SETTIMO TORINESE

ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
info tel 3398099472
mail: manricolaz@libero.it


lunedì 25 febbraio 2008

Genova - declino dorato


92_AVARIZIA
(Genova, 23 febbraio 2008, sabato)

un gatto ben vestito, sopra di grigio sotto di bianco,
corre veloce sul bordo del muretto,
scende le scale, raggiunge il piatto:
d’identico pelo il cielo si riveste,
risale dal mare lungo il crinale,
nella foschia ci scodella il pasto del giorno

in verde, giallo, arancio e rosa,
un accordo di bucato nello stesso palazzo
ha steso i colori mancanti
e più lontano dei rossi appesi, un azzurro, del viola:
oggi restituiamo a brandelli le tinte ricevute in passato
senza risparmio di qualità e metraggio

come fazzoletti caduti dalle maniche
del severo vestito accollato che sfoggiate,
un monocromatico capo del vostro prezioso guardaroba,
un mantello di cenere sotto cui ci tenete
umiliati nella nostra avarizia.
90_GIORNO PENSIEROSO
(Genova, 20 febbraio 2008, mercoledi)

un occhio azzurro
tra una palpebra accigliata
per un poco ci osserva e poi si richiude

una fronte increspata di rughe riflette
su che tipo di giornata ci meritiamo
e conclude per un passaggio alternato di pensieri
che ora incupiscono e dopo diradano
in uno spiraglio di chiaro

l’intero concetto nelle ore seguenti
si sviluppa in gradazioni di grigio
e si conclude da uno strappo
con una raggiera dorata

nel cielo che si oscura ci affidiamo
all’argomento esitante di una piccola nuvola bianca
che in disparte si corica e sogna.

Settimo - inseguimento


(Settimo, sabato 23 febbraio 2008)_115
APPUNTAMENTO ALLE CANTINE RISSO

Un vecchio locale
in Corso Casale,
ci ritroviamo lì davanti per una pizza:
come va la vita?
Il posto scelto per mangiare è nuovo, pulito ma la pizza non è buona.
Fuori il traffico si diluisce come le stelle che abbiamo portato li,
nelle tasche della memoria,
diventata uno sguardo che non riconosci,
estraneo a quello che siamo ora,
come una curva improvvisa in strada la notte.
Si parla del tempo, di persone svanite
come gli odori di piazze mai più percorse.

Racchiuse in nuvole:
stanno le parole dimenticate ,
raprese come grumo di sangue,
in una ferita che non sapevamo più di avere.
(Settimo, venerdi 22 febbraio 2008)_114
QUELLO CHE CONTA

Marika esce dalla pizzeria con accanto Giovanni, che le dice:
“Ti è piaciuta la farinata ?”
“Si qui da Silvia è proprio buona”
poi si avviano verso la Punto di Giovanni che chiede a Marika quando le pagheranno,
Marika risponde che a giorni dovrebbe arrivare il bonifico
e che appena arriva, vorrebbe comprarsi un paio di stivali e un giaccone in pelle
e pagare i debiti al negozietto di alimentari sotto casa.
Giovanni vorebbe portare Marika a Venezia, lei non ci è mai stata,
prima o poi pensa che ci andranno e faranno la foto in piazza S.Marco con i piccioni
e forse un giro in gondola.

Sono le due di notte davanti al portone di casa quando Marika saluta Giovanni,
che le dice buonanotte e aggiunge "Quello che conta è che ti paghino domani!”.
Marika sale le scale ed entrata in casa, versa il latte per Ginetto,
che a discapito del nome è un gattone di 8 chili.
Poi va alla finestra, guarda fuori due innamorati che si baciano con passione
e ripensa alle parole di Giovanni che è fidanzato con lei da undici anni,
sospira mentre tira giù la tapparella, la luna è alta nel cielo,
ma non si vedono le stelle.
Ginetto ha finito il latte.
Marika ripete, mentre si tira su il piumone del letto: “Quello che conta..!!”

lunedì 18 febbraio 2008

Genova - sui rami


85_GIUDIZIO DEL GIORNO
(Genova, 14 febbraio 2008, giovedi)

una nuvoletta solitaria staziona sul porto,
una bianca barchetta nel pieno di azzurro,
uno sbuffo di fumo senza nessuna ciminiera,
unico esemplare in cielo deserto:
un osservatore che la notte ha lasciato
per vigilare su come ci comportiamo di giorno

una retroguardia che si era assopita sotto una fettina di luna
e ora in pieno sole si trova incursore,
segnato a dito senza poter sfuggire lo sguardo,
un superstite sorpreso nel vuoto,
incerto sulla direzione da prendere,
un messaggero che non ricorda il testo esatto:
se venuto a minacciare invasione
o proporre una prolungata tregua di sereno

quando poso la penna e riguardo,
la sua missione è svanita:
una vuota cornice sulla parete di fondo
inquadra un colore uniforme,
un inizio d’opera da cui il pennello si è ritirato

non ha retto l’inchiesta,
non ha motivato la presenza,
la parola non ci ha convinto,
il silenzio conferma il sospetto
e mentre il consiglio è riunito per il verdetto
ha preferito evaporare:
questo è il destino di chi proveniente dal buio
è sottoposto al giudizio del giorno.
84_PER GIOCO
(Genova, 12 febbraio 2008, martedi)

doppiato il capo nuvoloso,
la navigazione prosegue nell’ampio golfo
di un ripetuto sereno:
senza mutare direzione un vento costante
ci spinge alla deriva

come la barchetta nella fontana, trainata da un filo,
come il cane con ruote, che bambino dietro mi tiro,
come il percorso nel viale degli aranci, tra piazza e stazione,
come il palloncino,
che con lievissima spinta tiene sospeso il polso,
mi tira per la manica e invita a salire con lo sguardo

si comincia per gioco a guardare in alto,
a indicare col dito le mutevoli forme,
a completare d’incerte parole,
il racconto delle nuvole.

Settimo


(Settimo, domenica 17 febbraio 2008)_109
SERATA DI POESIA

I poeti si incontrano,
i poeti si ascoltano,
fanno tenerezza ,
attenti si susseguono sul palco,
il microfono che mal funziona
non li fermerà.
E adesso nulla gli può far male,
nemmeno una stella cadente, uno sguardo di donna
li distrae dalle loro parole,
nemmeno quello che è fuori dal centro polifunzionale
e si intravede dai vetri passare:
nemmeno la vita che scorre fuori da lì,
nemmeno la loro vita,
racchiusa nelle parole che sanno scrivere,
racchiusa nelle poesie che sanno dire
e della loro vita ne fanno una nuvola
e capita che gli passa accanto,
senza che se ne accorgano,
senza sfiorala o amarla.
Altri giocano con il cuore e le viole
oppure hanno amato donne a cui parlavano troppo d'amore.
Ma è bello sapere che ci sono,
che li troviamo in qualche angolo polveroso,
in qualche sera poetica che stenta a diventare notte.
(Settimo, venerdi 15 febbraio 2008)_107
LA BIDELLA LORENZA

La luna sta salendo,
tutte le sere si sposta nel cielo a volte nero a volte blù,
tutte le sere con la testa all’insù,
a calcolare gli angoli che fanno i fiori,
a percepire nuovi suoni.

Uno stormo di uccelli che paiono anatre ma non è la loro stagione,
volteggia sopra la città, sembra cercare un posto per la notte dove dormire.
Non sappiamo bene se le anatre volano anche di notte,
pensa Lorenza,
ma forse aspettano la luna.
Come Lorenza con la bicicletta,
che va in fretta ad allenarsi nella squadra di cicloamatori.

Cicloamatori vorrà mica dire che si fa l'amore in bicicletta,
chiese la prima volta che la squadra si riuniva
e tutte risero forte e Lorenza non capiva il perchè,
ma la domenica dopo andò in fuga e vinse staccando di tre minuti
tutte le altre 70 e non rideva più nessuno.

Lorenza che è bidella.
Lorenza: una persona strana ma buona, diceva il don alla madre preoccupata,
che gli chiedeva di fare qualcosa...
Lorenza è lì che guarda la luna, mica il suo dito.

lunedì 11 febbraio 2008

Genova - sui rami


80_ORTO DI PIETRE
(Genova, 8 febbraio 2008, venerdi)

la lucertola o meglio il guizzo della sua coda,
sparisce nella fessura:
in eclisse al mio passaggio sul sole,
appena tiepido in quest’ora

in ginocchio nell’aiuola il mio vicino zappetta,
ogni due colpi l’attrezzo incontra una pietra
che dissotterra e mette da parte:
il raccolto della mattina è un cesto di sassi,
che rovescia sul mucchio
degli altri scavati nei giorni scorsi

una collina di scorie,
circonda l’orticello che negli anni abbiamo curato:
contiene i pezzi di scoglio che abbiamo scalfito,
le contorte radici che ci hanno intralciato il cammino,
le interrate occasioni con fatica estratte a colpi di zappa,
le sorprese sgradite, spuntate dal suolo senza preavviso
e ogni ostacolo contro cui il ferro si è scontrato,
per far posto ad una così amara insalatina.
77_UN AMORE DI GIORNATA
(Genova, 5 febbraio 2008, martedi)

l’intensità dell’azzurro corrisponde
al profondo blù che lo sostiene:
una porcellana preziosa si specchia
sopra un tavolo di acciaio appena laminato

durante la notte l’intenzione è cambiata:
al mantello di pioggia e minacciata neve,
si è sostituita una gonna di smagliante seta
che con orlo vaporoso di sottoveste sfiora
i gradini dove abitiamo e l’atrio indaco
in cui affonda lo scalone

vi ringrazio signora,
di aver sfidato il disagio della notte
e a ricompensa delle fatiche dell’inverno,
visitarci inaspettata malgrado ogni previsione

lei accenna un sorriso
e senza concedere altra confidenza,
scivola oltre a visitare il resto del giorno,
percorre i corridoi che s’inoltrano nelle ore seguenti,
fino alla camera dove attende il tramonto

mia bella padrona,
dopo avervi spiato sorgere, non ho più voglia di lavorare
e nascosto in soffitta,
mentre in tutto il palazzo mi stanno cercando
per assegnarmi doveri,
vi scrivo questo foglietto.

Settimo


(Settimo, domenica 10 febbraio 2008)_102
GLI ANGOLI MIGLIORI

Questa notte ha gelato.
Meno 3 gradi centigradi.
Sembra tutto più inciso, fermo, cristallizzato.
I gatti lo sanno quando scende la temperatura ,
prevedono il tempo e tante altre cose.
Si disputano gli angoli e anfratti migliori
quelli dove passano i tubi del riscaldamento centralizzato .
Anche il tempo passato di questa notte sembra essersi fissato,
inchiodato alla tavola di legno della mattina.
Non vuole andare,
muoversi incontro alle ore ,
come i gatti dagli angoli migliori.
(Settimo, mercoledi 6 febbraio 2008)_98
POCO IMPORTA

“Poco importa”
dice la giovane donna all'impiegata della banca,
che le ha fatto notare il ritardo dei pagamenti del mutuo per la casa.
“Il ritardo è di tre mensilità,
mio marito ha perso il lavoro...
ne sta cercando un altro, ma ha 44 anni e non è facile, capisce!
Io ho un lavoro a mezzo tempo, 456 euro al mese,
la rata è di 450 euro, dobbiamo mangiare, le bollette, e ho due figli che vanno a scuola, capisce!”
“Capisco…” dice l'impiegata mentre risponde al telefono.
Laura allora va via.
L'impiegata la chiama:”Signora Gatti! non ho finito, aspetti, torni qua...”
Laura non si volta, in un attimo è sul marciapiede,
il sole è alto e sono le 11 della mattina.
Volano in alto gli aerei che lasciano scie bianche nel cielo azzurro.

Laura guarda le scie
e pensa alla sua vita, alla scia della sua vita.
A quando era ragazza e avrebbe voluto fare l'archeologa,
poi il matrimonio con Franco, i figli,
un lavoro da commessa alla tabaccheria,
le vacanze in campeggio a Rimini.
Allora tutto era semplice.

Mette in moto la Panda bianca,
si avvia verso il mercato.
Sul biglietto ha scritto:
due chili di patate, due di cipolle, tre di mele e 12 uova, un cavolfiore
e fagioli borlotti, mezzo chilo.

Mentre ripone le borse di nylon con la spesa, guarda il cielo:
non vi sono più le scie bianche.
Mette in moto la Panda bianca e si avvia verso casa.

Guarda il portachiavi che le aveva regalato Marta, l'amica più cara:
è sgualcito e non si legge più:
"alla numero 1 di tutte noi, con affetto la squadra di pallavolo" ...

Laura pensa : “Poco importa”.

Arriva a casa e butta il vecchio portachiavi nel cestino,
si sdraia sul letto senza togliersi le scarpe, accende la televisione:
qualcuno dice che la dieta di alghe funziona in sole 3 settimane
e che bisogna chiamare subito per avere diritto allo sconto.
Laura si alza, va al telefono, compone il numero ,
si guarda allo specchio, è ingrassata parecchio negli ultimi mesi:
qualcuno le dice “Pronto, pronto, Alga Magra…”
Laura mette giù la cornetta,
guarda fuori:
Il cielo è azzurro,
una striscia bianca sembra dividerlo a metà.

domenica 3 febbraio 2008

Genova - al volo


73_LA STAGIONE GIUSTA
(Genova, 2 febbraio 2008, sabato)

il miglior modo per scampare all’inverno,
è non avere troppi rimpianti per le stagioni
che l’hanno preceduto:
lo ripeto esitante al cuore che me lo chiede,
di fronte al panorama del verde
che intorno si mantiene ostinato al nero

gli racconto che proprio noi abbiamo avuto
le foglie sui rami, i capelli sugli occhi,
delle notti di parole anziché di sonno,
delle giornate ben più luminose del barlume concesso,
delle strade da riempire di gambe in moto,
più che stanze dove schiacciare il naso contro il vetro,
a intuire se nella nebbia è finito il giorno o un altro inizia

devi attendere ancora:
magari la presente c’inganna e si mitiga
e poi inasprisce e delude,
magari sei così stretto dallo sconforto
di non trovare calore in nessun luogo,
che ti lasci cadere al bordo della strada,
ma la stagione giusta viene

magari l’inverno alla fine ti ha preso, sconfitto e sepolto
ma tu la sai che non è per sempre,
che il cuore in un altro ancora si sveglia
e tutto in modo diverso di nuovo succede:
si sporgono dai nidi
sbocciano nei vasi
spuntano piume
si agitano fronde
azzardano ali.
72_RUMORI DI FONDO
(Genova, 1 febbraio 2008, venerdi)

tutti i rumori lo scirocco ammucchia sotto il balcone:
il ferro contro il ferro del carico che scende nella stiva,
l’allarme modulato delle grù in moto,
un fischio di treno alla manovra,
il rotolio delle auto sull’asfalto bagnato,
lo stridio dei gabbiani in giostra sopra di noi

poi al cambiare del vento,
la maggior parte dei suoni retrocede all’origine:
alle scatole di metallo,
nella gola dei pennuti,
sotto le ruote sui binari

qualcuno di noi
che strombettava in prima fila nell’assalto,
ora deluso ha ripiegato per un posto nel coro,
che guidava la banda in testa al corteo,
ora ch’è passata, rimane da solo a parlare per strada

ora che il fracasso si è smorzato in cigolio,
si cercano nel cassetto le medaglie da mostrare,
si esegue un elogio delle ferite sofferte,
si strimpella la canzone del perdono
per quelle inflitte

ora che il calendario si è sfogliato degli anni,
come questi alberi che la stagione mi ha messo intorno,
è il silenzio miglior custode della memoria,
di noi stonati e solitari amanti della musica,
non ricambiati.

Settimo - tra ferrovia e autostrada


(Settimo, sabato2 febbraio 2008)_93
MERLUZZO SOTTO SALE

Ho comprato il merluzzo sotto sale,
mentre fuori erano le 18 del pomeriggio di mercoledì:
la sera si era presa la luce,
la poca di questi giorni ,
sulla pianura che s’intravede dai contorni delle ore ,
lasciate andare dalle cose da fare che sono sempre troppe,
e magari non contano nulla .

Il merluzzo bisogna lasciarlo a bagno per almeno 48 ore,
cambiando l'acqua ogni 6 ore almeno .
Ci vuole tempo ma non come per il baccalà.
Ci vuole tempo.
Poi bisogna trovare le cipolle giuste, non bianche, non dorate,
nè piccole nè grosse ma sempre una via di mezzo .
Non è facile nemmeno trovare i capperi:
mai quelli in vasetto, meglio sotto sale ma quelli giusti, non scuri nè troppo verdi.

E le olive quelle nere sciolte che trovi a Porta Palazzo al mercato del sabato,
mai quelle confezionate in buste di plastica, nè tantomeno in barattoli di latta o vetro
e pomodorini freschi maturi quanto basta.
E per finire l'origano ancora con il proprio arbusto, che nasce in riva al mare nel sud Italia,
un paio di peperoncini olio extravergine d'oliva, anche pugliese o calabrese va bene
e mezzo bicchiere di vino bianco Tocai Friulano.
Non occorre il sale.
Girare piano, far cuocere a fuoco lento per 35-45 minuti o come vi piace,
in un tegame largo e basso quanto basta.
Largo e basso come il grigio cielo che da giovedì ci circonda.
(Settimo, venerdi 1 febbraio 2008)_92
LA RAGAZZA CHE DISTRIBUISCE GIORNALI GRATUITI

Non è cielo questo qua!
dice al telefono la ragazza con un maglione verde,
mentre mi lascia sul sedile del passeggero due copie del "Metro",
la stampa distribuita gratuitamente.
Già, non sa di cielo nemmeno a immaginarselo,
tutto è grigio ma forse nemmeno,
non ha colore, ecco è proprio così:
senza colore.

La ragazza ha 22 anni,
non ha terminato gli studi, si è fermata alla quarta ragioneria,
vive in famiglia e non ha fidanzato.
Ogni mattina è lì al semaforo,
con la mascherina che indossa contro le polveri sottili del traffico.
Deve distribuire cinquemila copie e a volte di più ,
comincia verso le sei fino alle 12, a volte le 13 della mattina,
per ogni mattina 20 euro.

Quando torno dall’ ospedale, sono passate le undici,
è ancora lì la mancata ragioniera:
si è tolta la mascherina e intravedo la bocca che è piccina,
pare stanca

Il cielo sopra è uguale a quello delle otto,
senza colore.
Scatta il verde.
Leggo una scritta color fucsia
sul muro dietro il grande ospedale,
è ben fatta in stampatello molto visibile ,
senza nessuna firma o simbolo di appartenenza:
A LORO LA FIDUCIA
A NOI LA MISERIA

La ragazza con il maglione verde si allontana,
qualcuno dall'altra parte della strada l’ha chiamata.
Devo girare a sinistra.