Poesia Vagabonda 2013

28 e 29 SETTEMBRE 2013
BIBLIOTECA ARCHIMEDE - SALA PRIMO LEVI
SETTIMO TORINESE Piazza Campidoglio, 50 - ORE 17

ASSOCIAZIONE CULTURALE DUE FIUMI
in collaborazione con ECM, Biblioteca ARCHIMEDE e
CITTA’ di SETTIMO TORINESE

ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
info tel 3398099472
mail: manricolaz@libero.it


martedì 30 dicembre 2008

METEODIARIO ANNO PRIMO
di Enrico Mario Lazzarin e Gianriccardo Scheri
...
"MeteoDiario" è una iniziativa, che nata inizialmente come
scambio giornaliero di e-mail con testi ispirati alle condizioni
meteo nelle rispettive città, all'inizio dell'inverno tra il 2007 e il 2008,
ha trovato nella forma del blog in rete un mezzo per raccogliere
e presentare i testi scelti ogni settimana dagli autori.
...
Non è nato come progetto preordinato di "vetrina letteraria",
ma piuttosto come un casuale gioco a due, che si è dato via via
delle regole di base e una meta iniziale da raggiungere:
l'inizio della primavera 2008.
Una specie di "corsa a tappe" fra avversità e bellezze dell'inverno
sul mare e in collina, che una volta raggiunto il primo traguardo
stagionale, sta continuando con una cadenza di pubblicazione
più diluita ma secondo lo spunto iniziale:
uno scambio di emozioni messo in comune con i lettori in rete.
...
La prolungata produzione e lo scambio di testi, ha favorito anche
una lenta ma percepibile trasformazione personale degli autori:
nelle abitudini di scrittura, nei temi trattati, nelle immagini
poetiche che il mutare delle condizioni atmosferiche ha suscitato
in entrambi.
...
L'osservazione del cielo si trasforma così in riflessione sulle
vicende di terra, in cui lo sguardo indaga l'ambiente urbano
e le condizioni di vita circostanti, le nuvole descritte rimandano
agli abitanti che sorvolano.
...
Lo sviluppo tecnico degli ultimi anni, ha reso più facile l'utilizzo
degli strumenti di comunicazione telematica, fornendo ad una
sempre più vasta platea di utenti la possibilità di accedere i
n modo creativo alla rete: nello stesso momento, in tutto il mondo,
milioni di utenti "navigano" e si possono scambiare messaggi
sotto forma scritta, sonora e visiva.
Nel nostro caso, abbiamo utilizzato uno degli strumenti più diffusi
per la creazione di un "diario di bordo" o blog, che alimentato
con testi e foto, da 1 anno "trasmette e riceve".
La rete così può essere anche intesa come territorio di poesia,
in cui senza corpo visibile d'inchiostro su carta, proseguono
ad esistere le parole che abbiamo immesso e che rimangono
per sempre disponibili ad ogni potenziale lettore
e al suo intervento critico.
...
Grazie per l'attenzione.
Gianriccardo Scheri / Enrico Mario Lazzarin
...

Genova


(Genova, 28 dicembre 2008, domenica)
314_DAL DIARIO DI FIRPO


i miei libri, i miei gatti,
si angoscia Firpo sotto le bombe:
ma nonostante le rovine,
continua a comprare gli uni
e allevare gli altri per generazioni


è l’amare in piccolo che ti salva:
sfogliare le pagine o carezzare una testa pelosa,
sentire al tatto l’amato corpo,
stringere lo spessore,
ammirare il profilo e il dorso,
il tiepido colore che si apre alle dita,
l’odore di carta inchiostro e colla,
il profumo nascosto tra le pieghe.

Genova


(Genova, 22 dicembre 2008, lunedi)
312_PENSIERO IN MOTO


nell’imminenza della notte,
la nuvola con il muso lupesco
trasforma l’aspetto feroce
in pecora lanosa


nel mondo superiore ogni abitante
può mutarsi nel suo contrario:
tendere il collo con la bocca decisa nel morso
o ripiegare in testa ritrosa
che sfugge la carezza

in alta quota una corrente rivela
l’aspetto peggiore di un’apparente bonaria creatura
e tutti per aria si mostrano in perenne mutazione
tra caratteri opposti

opinioni volanti si alternano sulla coerenza terrestre
di un passo dietro l’altro:
per questo il cielo impegnato a pensare,
di continuo cambia
e invece noi ci ostiniamo nell’azione
con poche idee.

Settimo - Tra i rami del viale


(Settimo, sabato 27 dicembre 2008)_347
DAL POSTO DI GUIDA


Quasi fine anno:
luci dei fanali posteriori di auto vanno verso la città
come uccelli migratori in cerca di un posto caldo
dove rimanere a passare l'inverno.
I Taxisti stanchi cercano stazioni radio a loro gradite
ma non trovano mai quella giusta per l'ora che c'è,
per l'ora che vorrebbero che fosse ...
Una canzone
per il tempo tra una corsa e l'altra
tra un cliente e un caffè:
allora fischiettano melodie estive
quasi a bocca chiusa.
Come il suono dentro un termosifone
e guardano stupiti
dal posto di guida:
l'Italia
le nuvole che passano
la notte fredda.

Settimo - La neve di Natale


(Settimo, giovedi 25 dicembre 2008)_344
LA NEVE DI NATALE


Era uscito la notte prima a fare il solito lavoro di una vita.
Ma si sentiva solo pur avendo moltiplicato i suoi affari
e tutti lo invitavano a cena
a bere un caffè
un grappino
e poi da quando le poste erano state privatizzate
e milioni di suoi sosia si aggiravano per le case
nulla era come prima.


Era conosciutissimo più di Del Piero , KaKa e Maradona,

Pupo e Madonna, superava anche il Dalai Lama e il Santo Padre
anche se di un soffio.
Il Presidente del Consiglio tentò di fare
Babbo Natale Presidente,
ma l'idea fu accantonata visto il periodo.


I viaggi d'affari di Babbo Natale,
coprivano tutte le provincie e nazioni dell’ intero globo terreste.
Ma quella notte,
la Notte di Natale,
si sentiva solo e inutile
perchè dove serviva realmente non lo facevano andare
e il lavoro lo annoiava e poi non vi era più poesia
in quello che faceva.
Anche la bevanda gasata più famosa al mondo
gli fece fare uno spot pubblicitario,
che a lui non piacque e se ne lagnò con sua sorella, La Befana,
che essendo una integralista tradizionalista non volle più vederlo.
Per non parlare delle renne che erano in agitazione sindacale
per l'aumento dei "buoni mensa fieno" e i salari fermi
oramai da 8 anni con l'inflazione reale al 22%.

Si sentiva solo e disperato, quando si sentì chiamare
da una vocina che proveniva da una grata
sotto il livello della strada:
"Babbo Natale, Babbo Natale…".
Erano i bimbi dei semafori che vendevano fazzoletti e accendini
e ora cappellini illuminati da Babbo Natale,
gli accattoni degli ospedali,
le zingarelle, i ladruncoli di strada, i bimbi maltrattati e violati,
sfruttati a lavorare dall'età di soli 6-7 anni,i bimbi abbandonati.
Mille e mille occhi guardarono gli occhi stanchi di Babbo Natale
e gli chiesero:
PERCHE’?
Perchè fai questo lavoro?
Perchè noi siamo qui al freddo e abbiamo fame e sete
e altri bambini sono al caldo e hanno i pancini pieni?
Babbo Natale allora cercò di farfugliare qualcosa
poi pianse e pianse
e le sue lacrime bianche sapevano di neve,
una neve al latte molto dolce.

Era Natale e la piccola Roda si svegliò,
scese dalla roulotte arruginita,
prese un bicchiere, uscì, lo riempì di neve
e chiamò tutti gli altri bambini del mondo:
i più sfortunati
fecero colazione
con la neve
e non ebbero più freddo nè fame,
fecero colazione
con la neve dolce,
la Neve di Natale.

mercoledì 24 dicembre 2008

Genova


(Genova, 19 dicembre 2008, venerdi)
311_PUNTA DI SCARPA


un piede calzato di scuro,
una lunga punta di scarpa s’infila da levante
nello spiraglio rosa
e tiene aperto il battente al resto del giorno


è lo spigolo aguzzo del cuneo,
che ci scalza dal presente e spinge fuori quadro,
il calcio che nel contempo esclude qualcuno dal tavolo
e altri fa scivolare per la china,
la gamba tesa che traversa il percorso
su cui eri così ben avviato,
il progetto per cambiare in meglio il mondo
che inciampa nell’imprevisto sasso,
il legno storto che non accetta di raddrizzarsi
per il suo bene,
la nuvola importuna che ci rovina il sereno.

Genova


(Genova, 17 dicembre 2008, mercoledi)
309_PERLA IN CONCHIGLIA


nuvola bianca, perla in guscio nero,
appare dentro la conchiglia sospesa
sull’acqua torbida


tra palazzi fradici scorre la scalinata,
tra due argini riemersi dalla piena,
con rami e verdure impigliati nelle ringhiere:
come risalire un torrente appena trascorso
è andare incontro al passato,
salire con fatica i gradini,
a ritroso verso l’epoca da cui siamo scesi

la memoria è un impasto compresso
di carta e foglie, di pagine scritte a mano
e ritagli di giornale,
sull’orlo del tombino dove il resto è stato inghiottito:
si vorrebbe tenere pulito lo scarico,
per evitare l’ingorgo di troppi ricordi incagliati,
per favorire il deflusso del presente giù per il tubo
e proseguire per la strada ripulita.

Genova


(Genova, 16 dicembre 2008, martedi)
308_CAPPOTTO


verso mare è come guardare in fondo alla tasca
di un cappotto grigio,
con delle briciole impigliate nella cucitura
di acqua e cielo


poi l’occhio risale
lungo il dorso foderato di tessuto peloso,
all’insieme della confezione
di questo capo disteso con taglia fuori misura,
che non vediamo l’ora di toglierci di dosso.

Dopo la pioggia


(Settimo, giovedi 18 dicembre 2008)_341

Dalle luci laggiù
si intravede la collina ancora bagnata
poi la pianura fin dove inizia l'Appennino
ha indossato un velo a volte spesso a volte leggero
che non ci lascia vedere
il viso della mattina.
Mattina
che nasconde i babbi natale appesi ai balconi,
legati alle grondaie alle finestre
paiono aspettare il momento buono per entrare in case riscaldate.
Il velo nasconde il sole che sarà alto
nel cielo pulito fra poco.


Sono arrivato all'incrocio con la statale 11:
guido piano, la nebbia da ieri sera ci avvolge
visibilità 40 metri
velocità 50 km orari
acceso il faro posteriore antinebbia.

Lungo il Po in piena - Torino "Italia '61"


(Settimo, mercoledi 17dicembre 2008)_340
LA PIOGGIA, LA FRANA, LO SPEZZATINO CON PATATE


Passo piano
e sento l'asfalto crepato ferita scura e profonda ,
sotto le ruote della mia auto.
Piove e piove e non si vede un accidente
si percepisce che la frana ha un fronte largo e lungo,
gli uomini sono nervosi
e agitano le braccia sotto le cerate gialle
la luce blù e quella arancione dei lampeggianti
creano ombre sconosciute.
La collina pare partorire
non mi giro
sono passato
intravedo ancora lontane le luci del paese
poi sempre più vicine
sono sul Po che è grosso..
A casa mi cucino lo spezzatino con le patate:
è quello che ci vuole dopo una giornata così,
la pioggia va bene con lo spezzatino penso
mentre guardo fuori,
continua a piovere.

Settimo - La montagna e la nuvola


(Settimo, mercoledi 17dicembre 2008)_339
IL GUFO, LA NOTTE, GLI ADDOBBI PER NATALE


La notte si è fatta un mantello leggero di nuvole,
il fermaglio di luna l’ha tenuto stretto alle spalle
di questa notte piovosa.
Un animale notturno, probabilmente un gufo reale
ha cantato l'alba ritirandosi nella sua casa.
La notte senza mantello è diventata un addobbo di natale
e insieme alla luna scendono piano il fiume
colmo di acqua e altre cose.
Prima che la notte diventi ancora una volta notte
saranno al mare.
Sulla cima della collina il gufo canterà nuovamente.

lunedì 15 dicembre 2008

Genova


(Genova, 13 dicembre 2008, sabato)
306_DECLINO IN ROSSO


da mare a monte sventola una sciarpa di colori,
da un punto fuori campo
è tenuta distesa la bandiera,
col dorso di piombo e la pancia di corallo

lontanissima vediamo
una riva opposta di palazzi schierati,
forse una riviera di case bianche e palme,
una promenade che un tempo abbiamo percorso
e da cui ci separa la stessa distanza
dell’estate da questo giorno

dal nostro rifugio,
scendiamo a cercare conforto
girando fra gli striscioni riuniti nella piazza:
il richiamo delle bandiere attira
viaggiatori che si sono conosciuti in lontane stagioni,
esploratori che a quel tempo
avevano litigato sulle rotte da tentare,
scampati a progetti colati a picco,
speronati più volte ma senza troppi segni di collisione

intanto con il progresso delle ore,
un incendio al nostro levante si consuma:
ogni generazione invecchia in lento inganno
di trovarsi uguali all’occhio dei coetanei,
una fiamma smorzata arroventa il carbone
in un lungo presente comune,
un graduale declino in rosso
trattiene finchè può la notte.

Genova


(Genova, 11 dicembre 2008, giovedi)
305_RECENSIONE


una vaga forma di sottomarino che trapassa in cetaceo
e poi si frantuma in minor volume di tozze creature,
appare sulla scena
prima che il sipario si chiuda di panno pesante

un bordo nero segna la vasca,
dove ieri pioggia e neve
fino all’orlo si sono rovesciate,
un binario taglia la vista sul mare:
sotto, un convoglio appeso
di nuvole bianche che si tengono per la coda,
sopra, monti e colline
distese ovunque in variazioni di grigio

il mattone delle case trattiene
la memoria del sole che un lontano giorno
le ha colorate:
il protagonista ricorda un tiepido mattino in lotta,
senza speranza contro il gelido presente,
dice la recensione.

Settimo - Neve sul cortile di casa


(Settimo, domenica 14 dicembre 2008)_338
E' INIZIATA LA DOMENICA

Questa notte ho sentito l'acqua farsi neve e tornare pioggia,
la grondaia susurrava qualcosa
al gatto che le è passato accanto.
Nei loro nidi,
le tortore e i passeri,
cantavano insieme una canzone per la lucertola addormentata
e per il cane là in fondo legato alla catena che ululava.
Senza luna è più triste l'abbaiare
poi verso l'alba si è svegliata la bambina mia vicina
aveva fame, ha sei mesi soltanto, ma sa bene quello che vuole.
E ' iniziata la domenica, con un pianto.
la penultima prima del Natale.

Settimo - Il bosco incantato


(Settimo,sabato 13 dicembre 2008)_337
DA KABUL A MESTRE
APPESO A UN TIR MUORE RAGAZZINO


(a te che non hai nome)

AVEVA SOLO TREDICI ANNI,
NELLA TASCA DEI PANTALONI DI TELA LEGGERA,
IL SUO DIARIO.

Hai visto in faccia il cielo:
catrame scuro tra le tangenziali e le statali
che si snodano da Mestre per la pianura sconosciuta
per te bambino profugo.
Hai visto i cieli di Grecia e Italia,
il cielo capovolto che sa di gasolio e olio bruciato
che sa di urlo trattenuto
che sa di paura
e di notte che non passa mai
che sa di piscio, vomito e morte.
A te bimbo sconosciuto, un nome lo voglio dare, ti chiamerò
leggera nuvola, di quelle bianche e solitarie
che vediamo ad agosto
immerse nell'azzurro delle estati italiane,
leggera come il tuo povero corpo, straziato dal pesante tir.
Queste parole sono per te nuvola leggera
e adesso vorrei cantarti una ninna nanna
e adesso vorrei esserti vicino e dissetarti,
nuvola leggera bambino senza nome con i pantaloni di tela,
sei morto senza cielo senza perche'....

Auguri Jack !


(Settimo, venerdi 12 dicembre 2008)_334
AUGURI JACK HIRSCHMAN


Questa notte ho visto la luna
uscire dalle nubi spesse e nere
nere e spesse.
Luna tonda e piena.
Ho pensato a Jack che arriva dalla California
e troverà brutto tempo.
Jack il poeta che canta parlando,
Jack che prende uno straccio e lo fa diventare farfalla.
Jack:
sudore sulle spalle;
Jack:
il fratello che hai accanto;
Jack:
75 anni da uomo, da compagno.

Questa notte ho visto la luna spuntare dalle nubi nere e spesse
mentre Jack raggiungeva il sud Italia.
L'aspettavano gli amici di sempre
e una luna nuova tonda e piena.
Auguri Jack.

mercoledì 10 dicembre 2008

Genova


(Genova, 4 dicembre 2008, giovedi)
304_DELITTO


da una ferita che non vedo,
uno schizzo di sangue raggiunge
le case di fronte,
ma quando lo sguardo ritorna,
non c’è più segno di strappi
nella schiena imbottita


chi a quest’ora può aver già commesso un delitto,
pulito il coltello, lavato le mani,
avvolto in una coperta la vittima,
stesa davanti a noi?

odiare tanto questo mattino,
da uscire armato di notte
e farsi esplodere al passaggio
oppure tenerci dall’alba sotto tiro,
con la minaccia di non vedere un sereno mezzogiorno

intanto sull’altro versante,
si accresce un muro e avvolge il ponente

stretti da crimini opposti,
alziamo gli occhi al cielo:
dove andremo a finire,
si chiedono a debita distanza le nuvole passando

Genova


(Genova, 1 dicembre 2008, lunedi)
302_NEL CASSETTO


come in un cassetto semiaperto
s’intravede da lontano il contenuto:
da un sottile spiraglio di azzurro
spuntano due nuvole bianche,
due angoli di tovaglioli piegati
dentro un mobile scuro


qualcuno lo può interpretare
come annuncio di futuro benigno
in un presente severo,
o una occasione propizia per cambiare,
che in fretta si sta richiudendo:
una promessa, un avvertimento,
in che direzione la giornata potrebbe proseguire

mentre ne discutiamo,
il vento stringe ogni apertura
e nasconde a tutti l’argomento:
senza il conforto di un segno celeste,
torniamo così ai nostri calcoli e sensazioni,
su tastiere, pagine e lavagne.

Settimo - Velluto viola


(Settimo, lunedi 8 dicembre 2008)_332
IL CAPITANO CHE SMONTA LA SUA NAVE

dal porto di Genova alle colline delle Langhe

Il capitano è ritto sul ponte che guarda la città
ed il sole che scalda la pipa appena spenta
come i suoi occhi che guardano la nave
smontata dai marinai tristi
andare via pezzo dopo pezzo
la sua nave
la sua vita
è la crisi dice rispondendo al giornalista che ha fretta di andare,


Immaginare la nave sulle colline
arenata e lontana dal mare
dal porto di Genova
tutto sarebbe più facile per il capitano per la pipa
per i marinai tristi
sarebbe più facile come fare un vino cattivo
come il loro destino.

Settimo - La linea


(Settimo, lunedi 1 dicembre 2008)_330
GIORNALI...IO NON HO TEMPO DA PERDERE


Al semaforo il venditore del quotidiano cittadino
è sempre gentile, sono anni che prendo il giornale da lui
soprattutto la domenica
uguale nei modi
nel tono della voce
imperturbabile al freddo inverno e nell’afosa estate.


Una domenica mi dice:
"Io li vendo da dieci anni, tutti i giorni alle 5,30 sono qua,
con la pioggia e il sole ma non li leggo mai,
mica ho tempo da perdere io...".
Ho ingranato la prima e via verso la galleria del Pino,
dal retrovisore
ho visto l'uomo dei giornali chinarsi a ricevere 1 euro
da una macchina azzurra.
Poi ha iniziato a nevicare.

mercoledì 3 dicembre 2008

"Domenica" di Domenico Cosentino

...
DOMENICA
Freddo è quello che sento,
quello che provo.
Il verde delle pampas acerrane
Risplende rigogliosamente
Dopo la pioggia,
effetto degli scarichi delle fabbriche dell’alfa sud.
Striminzite pecorelle brucano
Erba avvelenata,
diventando ogni giorno
sempre più rachitiche.
Il sole si fa spazio tra le nuvole rosa
Un raggio mi taglia la strada
Ed in lontananza appare un frammento di arcobaleno.
La fine di una storia.
...
Domenico Cosentino (1982)
Pomigliano d’Arco (NA)
http://www.cosentinonico.splinder.com/
...
Schietta, cinica, talvolta sleale, etica solo per il fatto di non essere
ipocrita, ma molto reale, al limite della decenza umana:
è la scrittura di Domenico Cosentino, Nico per i suoi lettori.
Un giovane scrittore dall'anima pregna degli umori del sud,
nel bene e nel male. Nico nel suo libretto di poesie
"Alone like a dog (Solo come un cane)" non smentisce,
ma anzi riconferma il suo stile bukowskiano.
Profonda tristezza e grande solitudine
si mescolano a momenti più sereni, ma sempre descritti
con una mano talvolta rude, altre sofferente, spesso arrabbiata,
altre ancora scoraggiata, una sola volta felice.
In un andirivieni dai ghetti europei, dove si trova un po' di casa,
Napoli, ma anche molti bassifondi parigini, Nico unisce due
realtà metropolitane legandole all'esistenza di vite in agonia.
Un libro da leggere per respirare un'aria olezzante di una realtà
che è meglio lasciarla vivere ai protagonisti che si raccontano,
piuttosto che sentirsela addosso sulla propria pelle.
"Alone like a dog" però, a dispetto dell'ovvio, è alla portata anche
di quei lettori più "raffinati" che non sopportano certe espressioni
scatologiche caratteristiche di Bukowski, e di cui Nico
non parsimonia. Perché tra il forte desiderio di dissacrare
il perbenismo comune emerge anche il lato più sensibile
dello scrittore, quasi come se la poesia a carattere più scatologico
servisse solo a bilanciare e sdrammatizzare i contenuti tormentosi
di una vita difficile da vivere.

(dalla recensione di MANUELA MAZZI )
...

Genova


(Genova, 29 novembre 2008, sabato)
300_NAVE CINESE

tutto il mondo visibile è coperto da un soffitto
di panno ondulato,
che un orlo dorato guarnisce sul mare piatto:
una nave dal corpo nero e carico verde,
mostra sul fianco il proprio nome cinese
alla costa

tutta da oriente proviene la merce che vedi a scaffale,
uno sterminato esercito di oggetti
occupa i magazzini,
un dragone mercante spedisce le sue armate
in ogni direzione:
accerchiati e sconfitti
da un impero di plastica a cui ogni giorno chiediamo
di essere invasi

intanto l’orizzonte minaccioso si oscura
e il vascello del celeste impero
ci sorveglia:
un dubbio di fede,
un cenno di nausea,
una nostra scelta esitante può rallentare il pianeta.

Genova


(Genova, 28 novembre 2008, venerdi)
299_TRISTEZZA DI NEVE INCOMPIUTA

nonostante l’impegno,
sono rimaste bianche solo le falde del tetto
rivolte a monte:
triangoli scoscesi,
segnali sparsi senza simbolo di ordine o divieto,
fette di torta velate di zucchero,
un assaggio per ogni tipo lasciate nel piatto,
sparse sul tavolo alla festa finita di prima neve

il giorno si spegne in cenere,
un fischio gelato percorre tutta la valle,
cielo e collina
si preparano alla notte avvolti nello stesso mantello,
un brivido risale la schiena alla vista:
tristezza del tentativo mancato,
di nasconderci del tutto
il male compiuto in città.

Genova


(Genova, 28 novembre 2008, venerdi)
298_SEMBRA LA NEVE

tutta la notte il vento
e poi la pioggia imbianca,
i nostri palazzi immersi nelle raffiche
come navi all’ormeggio in un fiordo vichingo

ci siamo lasciati ammirando un gioiello di corallo
riavvolto nel viola,
ci svegliamo bendati di tela grezza,
intessuta con fili obliqui
che crepitano sul vetro

si rigano in verticale le finestre
di liquide fitte sottili sbarre,
la vista offuscata da un velo
chiama una condizione comune:
dall’alto inevitabile ci cade addosso
un evento naturale ben conosciuto,
un fastidioso fenomeno di stagione,
interpretato secondo l’umore dell’osservatore.

Il piazzale della stazione di Chieri


(Settimo, domenica 30 novembre 2008)_329
DOMENICA ALLA FERMATA

La mattina è nebbiosa.
Alla fermata del bus un ragazzo e una ragazza,
con giubbotti di pelle nera e piercing,
alle labbra lei, al naso lui e al sopracciglio destro
con perline azzurrine,
parlano del concerto che devono fare questa sera
in un locale alternativo.

Intanto tirano fuori un pacchetto di sigarette
ma non trovano l'accendino,
allora la ragazza che ha i capelli legati a coda di cavallo
mi chiede se ho del fuoco,
le porgo l'accendino arancione e le dico di tenerlo
che io fumo solo la sera dopo cena
e adesso sono solo le 9 della mattina.

Le chiedo da quanto aspettano l'autobus:
“Mah, forse 20 minuti, ma oggi è domenica
e le corse sono di meno…”,
“Già, pochi autobus..”.
Dopo 15 minuti arriva il 51,
che ha un colore grigio-marrone arancione
e anche la pubblicità sulle fiancate è quasi tutta coperta dal fango
ma si può leggere ancora sotto il sorriso di una giovane donna,
"PRENDI IL MEZZO PUBBLICO SARAI PIU' RILASSATO".

Guardo i due ragazzi salire,
tirare una ultima boccata e buttare la sigaretta
nella poca neve rimasta davanti alla fermata.
Inizia a piovere
una pioggia gelata.
Guardo l'autobus sparire nella nebbia della cintura torinese.

Strada del traforo del Pino verso Torino


(Settimo, sabato 29 novembre 2008)_328
LA NEBBIA, LA NEVE, LE NOCI DI SORRENTO

Avvolta è la mattina dalla nebbia,
ai margini delle strade la neve gelata.
Guardo fuori, fatica a uscire l'ora delle nove
e sono in pigiama alla finestra.

Piccoli passi dei gatti
che tornano dalla notte ai loro angoli
formano orme quasi una N
come neve e nebbia.
Un altoparlante avvisa
che chi scende per primo avrà 1 chilo di noci
quelle di Sorrento in regalo.
Ripete per tre volte l'avviso
dal camioncino rosso e blù.

Si avvicina un cane che fiuta qualcosa che aveva perso,
segue la sua pista, però prima di andare
urina sul cerchione della gomma del camioncino.
L'uomo delle noci accarezza i capelli ricci e scuri di una donna,
una grassa seduta sul cassone e le dice
oggi non è giornata
non è giornata...

In fondo alla strada della Rezza verso Chieri


(Settimo, venerdi 28 novembre 2008)_327
IL RITARDO, LE MOZZARELLE, L'AUTISTA
(Quando nevica bisogna stare a casa)

Le tracce dei pneumatici quasi non si vedono.
Il furgone che mi precede di colore bianco si confonde
quasi fosse un grosso fiocco di neve.
La luce fa fatica a uscire dalla mattina nevosa.
Ancora centocinquantametri
e sono in cima alla collina Sella la Rezza,
poi piano piano scendo.
L'auto tiene, montate le gomme da neve,
il furgone bianco ha sbandato, è inclinato sul lato destro:
lo supero lentamente poi mi fermo per vedere
se il conducente ha qualche problema.

Salta fuori un uomo basso e tarchiato
che si agita e fa cenni con le braccia.
Fermo l'auto:
la rossa scritta sulla fiancata Specialità Campane
non si distingue più per la neve.
Mi chiede se posso prestargli il telefono,
che il suo ha la batteria scarica.
E’ per avvisare la ditta che è finito nel fosso.
"OK ecco il telefono "
parla dialetto napoletano quasi urlando impreca
poi dopo alcuni minuti scuote la testa e senza dire una parola
mi ridà il cellulare.
Salgo in macchina ma prima gli dico che l'importante
è che non si è fatto male ,
lui non mi ascolta pensa alle mozzarelle,
parecchie sono finite nel fosso,
io gli dico fosse agosto ma lì nel fosso
le mozzarelle stanno bene
le recupererete con calma dopo la nevicata.
Scuote la testa,
salgo in auto, guardo l'ora, entrerò in ritardo.

Passata mezz'ora arrivo
l'ufficio è deserto
guardo fuori
le orme di un gatto nella neve
e penso alle mozzarelle che mi ha dato l'autista
per ringraziarmi,
dicendo a voce alta e scuotendo il capo:
"Ne prenda un po’, sono di bufala ...
e quando nevica bisogna stare a casa,
si può fare a meno delle mozzarelle no?"