Poesia Vagabonda 2013

28 e 29 SETTEMBRE 2013
BIBLIOTECA ARCHIMEDE - SALA PRIMO LEVI
SETTIMO TORINESE Piazza Campidoglio, 50 - ORE 17

ASSOCIAZIONE CULTURALE DUE FIUMI
in collaborazione con ECM, Biblioteca ARCHIMEDE e
CITTA’ di SETTIMO TORINESE

ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
info tel 3398099472
mail: manricolaz@libero.it


lunedì 28 gennaio 2008

Genova - cintura...




67_AVIODIARIO
(Genova, 27 gennaio 2008, domenica)

l’aviatore indossò la tuta
entrò nell’abitacolo
si mise il casco
abbassò la visiera
strinse la cintura
chiuse lo sportello
avviò il motore
rullò sulla pista
e si alzò in volo

dall’alto,
appena sotto lo strato di nuvole
assegnato per oggi a questa città,
osservo un quartiere fitto di case,
una collina rivestita di tetti a squame,
dei versanti tagliati a gradini da strade tortuose,
dei percorsi a mattoni tracciati dal vertice alla base,
delle valli profonde che risalgono abitate fino al contorno di mura,
due stentati torrenti invasi da sterpaglie
e altri minori senz’acqua da portare

chiuso sul mare e al monte dalla foschia,
non posso far altro che virare di bordo
e sopra il golfo di latta tenermi alla rotta segnata:
lascio nel ricordo di una stagione diversa,
colline, pianura e montagne,
ora chiuse in un cofano di nebbia

tornando alla base,
vedo un tizio sul balcone
che osserva le mosse dei gatti nei giardini
e non alza nemmeno gli occhi al mio ronzio,
intento com’è ora a scrivere s’un quaderno:
anche per gl’ingenui distratti e gli scaltri mercanti
ci alziamo ogni giorno in ricognizione.
63_CUORE MOTORE
(Genova, 23 gennaio 2008, mercoledi)

due mari si specchiano, uno sull’altro,
entrambi azzurri e profondi:
quello abitato contiene le navi in moto e all’ormeggio,
l’altro è tenuto deserto dal vento,
che non prevede per oggi
il passaggio di nessun natante sospeso

è una questione di calore ceduto all’aria,
di passione in eccesso a far da cantiere
e costruire la flotta che poi vediamo da terra
scorrerci sopra:
è l’intensità del desiderio, il motore che condensa
l’aria limpida in forma di naviglio

corazzate a tutta forza nel temporale
o tenere vele a spasso,
dal cuore, escono nuvole.

Settimo - sovrapposti e opposti


(Settimo, martedi 22 gennaio 2008)_83
20 EURO

La ragazza con la seicento verde, con su scritto in rosso
“Pizza a domicilio dalle 18 alle 24 - servizio rapido DA LUCIO”,
si ferma, accosta, scende e cerca di capire in che punto si trova,
la nebbia fitta avvolge tutto.
Sono le ore 23,25, deve ancora fare una consegna:
quattro margherita al numero 8 di via Pascoli, Ruggeris il cognome.
La ragazza bruna è in via Pascoli ma al 102:
la via è a senso unico, è lunga e stretta e deve percorrerla tutta.

Dopo una decina di minuti è arrivata all' 8 di via Pascoli.
Scende, prende le quattro pizze, suona e dice con voce stanca:
"Pizze salgo io ?"
Dal citofono una voce d'uomo: "Non servono più.. "
La ragazza bruna ucraina di nome Olga, suona
e nuovamente dice "Pizze, salgo...?"
Ma non riesce a finire la frase che la voce d'uomo:
"Adesso mi hai rotto..te ne vuoi andare te e le tue pizze?
dovevate essere qua alle 22 e invece è quasi mezzanotte!”
Olga borbotta "Ma c'era la nebbia..",
il citofono resta muto.

Olga risale in auto.
Guida piano, dopo 20 minuti parcheggia vicino alla pizzeria ed entra,
il proprietario Lucio le dice " Finalmente sei arrivata..."
Olga posa le quattro margherite sul bancone, si siede
e conta i soldi incassati nella serata: 158 euro.
Li porge a Lucio che le dice:
"Eh no bella! mi devi ancora 20 euro per quelle che non hai consegnato "
Olga con un filo di voce: "Io le ho consegnate ma non le ha volute".
Il proprietario perentorio:
"20 euro, Olga poche storie, li scaliamo dalla paga settimanale ".

A casa, Olga apre il frigo,
un vecchio Ignis con la maniglia cromata a molla,
ripone le quattro margherita, poi ne mette una sul tavolo della cucina,
prima di chiudere il frigo conta le pizze che ha riposto da lunedì:
ad oggi che è giovedi, sono nove pizze in tutto.

Si siede, toglie la margherita dal cartone e le dà un morso,
intanto il suo gatto Mirko la saluta passandole fra le gambe e le fa le fusa.
Olga gli getta un pezzo di margherita, il gatto l'annusa,
guarda Olga poi va via.
Olga sospira e pensa:
“Anche a te non va più la pizza, ne hai mangiate troppe eh Mirko!”
Accende la radio e addenta un altro po’ di pizza.
Laura Pausini canta "La musica è la mia vita"
Olga sospira e sussurra "La mia vita…"
poi si alza va alla finestra ,
guarda fuori,
la nebbia è sempre più fitta .
(Settimo, lunedi 21 gennaio 2008)_82
QUALCOSA

Tutto il giorno la nebbia
con le luci supplementari accese per farci vedere da chi incrociamo,
da chi è dietro di noi.
Tutto il giorno immersi nella densa e bianca nebbia.

Poi filo in cima alla collina Sella la Rezza 540 metri sopra la pianura,
ed ecco il sole giallino
ed ecco le sue ombre.
I colori vengono fuori quasi una striscia che lascia dietro altro colore.
Ecco le case sparse vicino al grande fiume che pigramente piega

con un’ampia curva a sinistra.

In fondo le montagne che non vedo ma sento,
come la strada per tornare a casa.
Poi mentre scendo altra nebbia mi avvolge :
come una frase di commiato a cui non hai dato importanza lì per lì.
E ti accorgi che qualcosa è cambiato ,
che qualcosa è finito.

lunedì 21 gennaio 2008

Genova - al volo


60_SOTTO SEQUESTRO
(Genova, 20 gennaio 2008, domenica)

la prevista bella giornata si rivela un inganno,
come un regalo promesso e ben diverso da quello atteso:
delusi guardiamo nel grigio
di una domenica incagliata sul basso fondale

non c’è maggiore tristezza di una nave
che non può navigare,
progioniera in banchina per debiti non pagati,
guasti troppo onerosi, carico illegale

deserta di equipaggio e vuota nella stiva,
si strofina e lamenta contro il molo incatenata:
il ferro si corrode in rosso,
l’ottone si ossida nel verde,
il legno si consuma di grigio,
la ruggine cola dalle ferite non curate,
la vernice si sfalda in brandelli

nient’altro che scambiare uomini e merci tra porti diversi,
dovrebbero fare le navi
e perdere la vita con onore in tempesta
o dalla fiamma smontate a fine carriera
e non degradare nell’ozio forzato
di un sequestro per infausto profitto

potevo toccare l’oriente, sfidare l’oceano,
andare venire carica di mercanzia e marinai,
di macchine in casse, di spezie nei sacchi,
chiamare le grù a servirmi e fischiando ripartire:
mi tieni a strusciare il fianco nella brodaglia
del giorno ogni giorno uguale

tutto costa fatica in simile giornata:
la bandiera pende inoperosa,
il fumo a stento si arrampica e sosta indeciso
come tutti gli arnesi usati che poi gettiamo in un canto,
come un gioco lucente fra le mani si offusca in relitto

anche noi ci culliamo consunti, cigolando nell’arsenale:
traditi dall’armatore,
nati per traversare il mare,
per mostrare il nome a tutte le coste,
invece costretti all’ormeggio di una vita indegna,
in attesa d’incerto riscatto nell’angolo
più nascosto del porto.
55_MAGIA DA BAGNO
(Genova, 15 gennaio 2008, martedi)

dopo tutto quello che ieri è successo,
di nuvole corazzate in parata,
di spiragli accennati e richiusi,
di luce insistente all’ingresso respinta in malo modo,
stiamo sdraiati sotto il peso di una spessa trapunta

come si faceva nella grotta sotto le coperte,
in un giorno senza scuola,
sbucando da un lato per respirare
e tornando con un balzo,
al tepore di una morbida penombra

in mancanza di una volta stellata
e di un sole nascente
o di un prosaico cielo visibile,
ci si rivolge alle pareti della caverna:
nel disegno casuale delle piastrelle del bagno,
scorgo il muso di un fierissimo leone,
il profilo di un capo indiano
che offre la mano in segno di pace
e altri accenni di creature indefinite

penso a tutte le figure comparse
dopo un’adeguata invocazione
nei bagni precedenti,
da una leggerissima crepa nel muro,
un alone di calcare nella vasca,
un planetario di schizzi sullo specchio:
non solo in palazzi e castelli,
ma in casa di ognuno ci può essere una cappella
d’idraulica privata magia

considero nel corso del tempo,
la persistenza del sacro e il privilegio raggiunto
di poter comodamente evocare i propri demoni e dei,
ritrarre il bisonte trafitto,
indossare le corna del cervo per il rito di caccia
e poi uscire con arco e frecce, cellulare e biglietto del bus.

Settimo - come la menta nel latte



(Settimo, domenica 20 gennaio 2008)_81

La nebbia è arrivata
improvvisa verso le due della notte .
Ha coperto la luna piena e grassa che innondava di luce giallina

la strada per tornare a casa.
Questa nebbia nuvole basse a livello della terra ,
vorrebbero andare sù nel cielo blù ,
per vedere anche loro com'è fatto il mondo
Condannate invece a essere nebbie che non ci fanno distinguere

gli incroci stradali;
Condannate per sempre a non distinguersi fra di loro
e a sognare di volare più in alto.
(Settimo, mercoledi 16 gennaio 2008)_76
BUCA DOPO BUCA MENTRE PIOVE

Pioggia fitta,
pioggia che lava via vento e nebbia.
La ragazza che distribuisce la pubblicità dell' ipermercato si ferma all'angolo della via,
ha i capelli neri lunghi e molto bagnati,
il carrellino dove ha riposto il materiale pubblicitario la fa assomigliare
ad una pensionata al ritorno della spesa.
La ragazza ha solo 20 anni :
diploma di ragioniera, tanti sogni nel cassetto,
un ragazzo che fa il pizzaiolo e non la porta mai al cinema, ne’ a ballare o al mare.
Vive con la sorella sposata e non ha più i genitori.

Suona i campanelli, ancora 100 volantini e poi per oggi è finita.
Una voce rauca: "Pubblicità in buca".
Si sente il portone che si apre.
Inizia ad imbucare meticolosamente
buca per buca cognome per cognome scala per scala,
mentre fuori piove.
Si sente un clacson .
"Dai Marta forza sali che per oggi basta !"
"Ma non ho finito...!"
"Lascia stare quelli li buttiamo via!!"
"E no ! non io ! io non li butto !"

Ha ripreso a piovere più intensamente,
la ragazza sale sul furgone, ha finito la distribuzione.
L'uomo alla guida scuote la testa e sbuffa,
consulta l'orologio del navigatore sul cruscotto nero del furgone iveco.
La ragazza lo guarda, si gira dall'altra parte,
poi chiude gli occhi
e pensa al domani.

lunedì 14 gennaio 2008

Genova - temporale


51_STAZIONE NOTTURNA
(Genova, 12 gennaio 2008, sabato)

un profondo nero a monte lampeggia,
sopra di noi velocissimi vagoni grondano pioggia,
in mare aperto l’imbocco della galleria
è una fessura d’incredibile rosa,
che già si chiude dietro la curva

per tutta la notte con scrosci e tuoni
sono transitati convogli di ruote sui binari,
di catene contro lamiere,
di ferro bagnato che naviga e rotola

ai vetri della sala d’aspetto
sbiadiscono i lampioni del piazzale,
si accende l’insegna e riapre lo sportello,
orario e destino si compone in tabella,
la campanella annuncia un prossimo arrivo,
una voce consiglia
di tenersi al sicuro anche per oggi oltre la riga

raccolgo il mio bagaglio di penna e quaderno
e scendo le scale verso l’uscita:
confuso dai ripetuti annunci contrastanti,
sconcertato dalla quantità di possibili rotaie,
infastidito dagli spintoni
dei viaggiatori sicuri della meta e del giusto percorso,
incalzato dal rotolio di valigie al guinzaglio

la prossima notte mi prometto di dormire
in una stazione di riviera,
con l’agave e il pitosforo,
un guizzo di mare tra due gallerie,
un solo binario di scelta per opposte direzioni,
una fermata per la maggior parte omessa
nell’orario ufficiale.
46_PALLE DI CARTA
(Genova, 7 gennaio 2008, lunedi)

con un simile cielo,
ad una tenda così compatta
e senza speranza nelle varianti di grigio,
lo sguardo ripiega in terra

un gatto guardingo scende il pendio di verdura bagnata,
tasta il terreno con zampa prudente,
poi non convinto cambia percorso,
indietro ritorna

in una delle case che ho abitato,
una grande terrazza verso il mare
era circondata da uno stretto viottolo con alte pareti
e gatti su bordi e mattoni, di muri e giardini

in una ben composta pila,
le palle di carta di giornale, bagnate e compresse
erano messe ad asciugare al sole estivo,
come scorta per avviare la stufa d’inverno

era l’epoca del calore a legna nella cucina,
del carbone nella caldaia, il braciere nella stanza,
lo scaldino dentro il letto:
il garzone porta su per le scale
la bombola di gas e la barra di ghiaccio
avvolta in tela di sacco,
subito infilata nell’apposito tabernacolo,
rivestito di zinco e con la porta a scatto

in strada una piccola bottega vende gli estremi
di ghiaccio e carbone,
e nel mezzo patate nei sacchi,
cipolle in trecce appese, pentole di terra
e ventole di piume per ravvivare la fiamma

ma dell’inverno in quell’estate non mi curavo
e la previdente provvista mi forniva
compatte munizioni per bersagliare senza scampo
i gatti come gl’indiani dall’alto della collina

nel tempo ho strappato giornali delle annate trascorse,
testimone delle notizie di cui ho fatto cartoccio,
custode della raccolta di pagine
da bruciare in tempi migliori:
anni di parole ho lanciato sui gatti
e ne ho anche colpito ben pochi

domenica 13 gennaio 2008

Il Po a Settimo


(Settimo, sabato 12 gennaio 2008)_71
DOMANI LI BECCHIAMO

La collina non si vede.
Coperta da nuvole grigie piene di pioggia.
La ragazza del corriere espresso con il furgone bianco e la scritta arancione
continua a suonare il campanello, nessuno risponde.
Da una settimana non si vede nessuno
della ditta di impianti per la depurazione di acque civili e industriali, "Stella del Nord".
Sono andati via frettolosamente, il telefono continua a squillare,
la cassetta della posta intasata di avvisi di ritiro per atti giudiziari e raccomandate.
Continua a piovere intensamente.
La ragazza sale sul furgone guarda fuori si accende una sigaretta,
accarezza il piccolo cane di nome Bob che si porta sempre con se'.
Poi ingrana la prima e va via e dice a Bob
domani li becchiamo .
(Settimo, mercoledi 9 gennaio 2008)_67
LA BENZINAIA OTTIMISTA

La benzinaia prende il raccoglitore di bollini
e dice "La coperta arriverà, vedrà fra qualche giorno"
sorride .
Il cliente un uomo sulla trentina dice
"speriamo che non arrivi ad agosto quando le coperte sono in naftalina!"
Sale su una ford mette la freccia e via sulla statale 11 senza coperta
e con la benzina rincarata.

La benzinaia ottimista pensa a quando era bimba e la mamma aveva terminato la raccolta
della Mira Lanza che dava come regalo un bel cavallino a dondolo per i bimbi dai tre ai cinque anni;
La benzinaia ha un sorriso malinconico mentre pensa al cavallino a dondolo
che arrivò dopo due anni a casa sua ,
quando ormai lei aveva sette anni e il cavallino a dondolo non andava più bene
perchè nel frattempo lei era cresciuta davvero tanto ;
il dondolo venne poi regalato a un bambino di nome Carlo che lo ruppe poco dopo.

La benzinaia ottimista finito il turno si mette il foulard di seta blù con cavallini a dondolo disegnati sù,
dà uno sguardo al cielo,
la nebbia non c'è più.

domenica 6 gennaio 2008

Genova - nella neve


44_NEVE DI PASSAGGIO
(Genova, 5 gennaio 2008, sabato)

non ci sveglia più il chiarore
che si diffonde sottovoce dalle fessure,
ma sibili e schiaffi di pioggia e vento alle persiane

la neve è passata:
al mattino ha steso la sua coperta piumata,
smussato i contorni
uniformato il colore
attutito i rumori
e il giorno dopo ha messo in valigia
le sue abiltà ed è ripartita,
lasciando noi come uno straccio annerito
che s’inzuppa

nemmeno la neve si trattiene più del necessario
in una città di porto:
per sempre destinati ad ospitare viaggiatori in transito
che non disfano le valige,
appendono solo una giacca nell’armadio,
gettano nel cestino un biglietto del treno
con cui sono arrivati,
lasciano un pettine sul lavandino,
sul comodino una cartolina della riviera non spedita,
un depliant della nave su cui si sono imbarcati.
42_LA NEVE DI PEDRO
(Genova, 3 gennaio 2008, giovedi)

spera Pedro che la neve non gl’impedisca
di ritirare la pensione,
così dice mentre beve il suo amaro della mattina,
vestito con la giacca sopra il cappotto,
il berretto coperto di stemmi e più anelli che dita:
una previsione che ieri diverte tutti nel bar,
in una giornata così serena

oggi, alle nove, la neve:
per noi cittadini costieri è un invito allo scherzo,
un gioco insolito degli elementi
in cui la collina testa rapata s’imbianca
e un granuloso fumo viene spinto a forza nella valle
e pure ci volano dentro i gabbiani,
fiocchi dello stesso colore

come la pioggia in raffiche
una fitta tenda di lino viene agitata,
appesa ad un bastone a monte
e con il bordo che sfiora l’acqua e annebbia i contorni

alla finestra ci trattiene l’incessante spettacolo:
per gli occhi un banale inconveniente di stagione,
nella coscienza,
una infinità di cristalli ognuno diverso tra loro
diventa la moltitudine di generazioni che si avvicenda,
con le parole,
un turbine che trascina
noi e Pedro, antenati e discendenti.

Settimo - a ponente


(Settimo, giovedi 3 gennaio 2008)_57
LA POSTINA, LA PANDA, LA NEVE

Questa mattina la postina non è venuta con la sua moto sgangherata.
A consegnare la posta è salita sulla panda bianca;
In tutto l'anno capita poche volte di vederla in faccia
perchè non si toglie mai il casco nemmeno quando arriva il caldo.
La saluto
mi dice che c’è posta per me
grazie
ha i capelli neri, molto corti
un viso tondo che mette fiducia e una bocca sottile.
La postina mi dice che la neve va bene in montagna
per quelli che fanno la settimana bianca
poi sale in auto
mi fa un cenno con la mano,
aziona il tergicristallo,
intravedo il suo viso .
(Settimo, giovedi 3 gennaio 2008)_53
OROLOGI PER LA NEVE

L'odore che si sente
quando sta per arrivare la neve.
Tutta la luce che cambia,
anche il tempo passa lentamente, diversamente,
sulla strada che aspetta
i fiocchi bianchi.
Gli alberi muti e spogli
hanno capito,
anche gli orologi da muro, polso
le sveglie
che non vogliono più svegliare .
Orologi da neve bisognerebbe portare nelle tasche.
Gatti e ragioniere,
addette agli sportelli postali,
tabaccai hanno lustrato pipe e messo in vetrina tabacco aromatizzato
in scatole di latta;
tutto si ferma in attesa che nevichi.
Solo la notte complice cammina e non fa caso alle nuvole.
La luna che ha l'orologio per la neve ,
sorride e passa il fiume addormentato.
sottile è la sua linea,
che spera di essere coperta.