Poesia Vagabonda 2013

28 e 29 SETTEMBRE 2013
BIBLIOTECA ARCHIMEDE - SALA PRIMO LEVI
SETTIMO TORINESE Piazza Campidoglio, 50 - ORE 17

ASSOCIAZIONE CULTURALE DUE FIUMI
in collaborazione con ECM, Biblioteca ARCHIMEDE e
CITTA’ di SETTIMO TORINESE

ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
info tel 3398099472
mail: manricolaz@libero.it


venerdì 26 settembre 2008

Meteo Diario a "I LUOGHI DELLE PAROLE 2008"

"I LUOGHI DELLE PAROLE 2008"
Festival Internazionale di Letteratura
Città di Chivasso e Settimo Torinese

domenica 12 ottobre ore 17,30
Teatrino Civico - CHIVASSO
“MeteoDiario il blog”

Enrico Mario Lazzarin e Gianriccardo Scheri presentano i loro blogs


martedì 23 settembre 2008

Settimo


(Settimo, giovedi 18 settembre 2008)_315
L'UOMO CHE RIPARA OROLOGI

L'uomo che aggiusta il tempo
ha la faccia sempre in ombra
e non chiede mai che ora è:
sarebbe inutile,
come un saluto in una stanza chiusa e vuota.

Alle volte parla da solo con lancette rotte,
pendoli fuori tempo,
vetri ingialliti dagli autunni passati,
dentro un capannone industriale.

L'uomo che aggiusta il tempo non ha fretta di riparare
l'orologio a cui tieni tanto.
Poi voltandosi a guardare fuori
la pioggia sottile
pensa di cantare
ma poi torna dalla sua ombra..

Genova


(Genova, 18 settembre 2008, giovedi)
264_FINE STAGIONE

una libellula dorata
è rimasta prigioniera per tutta la notte in casa:
verso la luce ritrovata,
frusciando come le pagine sfogliate da un colpo di vento,
sbatte le ali e fugge via
sotto un cielo di piombo

in lenta manovra,
le nuvole si ormeggiano con calma
e versano il carico loro,
poi più leggere si alzano a vela:
in un piatto di pioggia finisce l’estate,
un foglio di carta che vola, s’inzuppa e scolora

il mio specchio avverte:
il tempo è per ognuno
una freccia che trapassa le stagioni,
scocca luminosa, si conficca nel buio.

lunedì 15 settembre 2008

Settimo


(Settimo, domenica 14 settembre 2008)_314
Sabato: improvviso l'autunno

Quasi la pioggia ha raggiunto l'edera selvatica
e si arrampica per i muri come la foglia.
Ma poi l'acqua torna a essere acqua,
il cielo grigio solo grigio e poco cielo,
il gatto si è messo al riparo

Il sottopasso allagato, la strada chiusa
ci obbliga a fare un lungo giro per arrivare a casa.
L'autunno ci appare improvviso,
come una bolletta dimenticata scaduta e da pagare.
(Settimo, mercoledi 10 settembre 2008)_313
PARTENZE 39 (qualcosa è finito / Sara e Alice)

Erano sedute sulle panchine della piazzetta "Martiri della Libertà".
Alice succhiava il ghiacciolo al limone lentamente,
Sara fumava la sua ventesima "Diana Blù",
accartocciando il pacchetto e tentando di fare canestro
con il cestino che aveva di fronte a due metri più in là,
ma non lo centrò.
E disse:
"Non va bene niente da un po’ ...la moto rotta,
quei soldi che ci devono dare non li abbiamo visti
e poi fra tre giorni dovremmo partire per il mare
e Rino non si è fatto vivo. Non va bene tra noi due".

Alice la guardò come si guarda una sorella
a cui non devi dire niente perchè tanto sa già cosa dirai,
si alzò dalla panchina e si allontanò senza salutare,
senza più voltarsi.
Sara si accese un altra Diana Blù dal pachetto nuovo
e disse qualcosa che non era un imprecazione,
balbettò: "Ma dobbiamo andare al mare...".

Sara guardò il cielo lattiginoso
e il tiglio che prolungava l'ombra,
poi andò via sola,
nella strada in pieno sole alle sedici.

Genova


(Genova, 4 settembre 2008, giovedi)_258
ARRIVI #22 (sul canale)

Eppure aveva seguito con attenzione
le indicazioni ricevute per lettera:
era sceso alla giusta fermata del vaporetto,
aveva superato il ponticello,
costeggiando la piccola piazza con la chiesa,
percorso il bordo del rio
e infilato il secondo voltino

ma ora si trovava
con tre gradini davanti che finivano nell’acqua verde

di fronte, sulla riva opposta,
un portone di tavole senza più traccia di vernice,
intingeva il bordo fradicio nell’onda,
che scendeva e risaliva sui gradini muschiosi

l’ora abbagliante
cadeva nel canale stretto e deserto
e riempiva ogni direzione di sguardo,
come il lungo muro da cui spuntavano
fronde di alberi e rampicanti.
(Genova, 4 settembre 2008, giovedi)_259
ARRIVI #23 (in barca)

Poi un’anta del portone si scosse
in un fremito di legno consunto
e lentamente si spalancò:
una barchetta nera uscì dalla penombra dell’arco
e tagliando come un ponte natante il canale,
con la punta piatta urtò la sponda

era dunque questo il tratto mancante del suo percorso:
sedutosi al centro e con le mani strette ai bordi,
su di esso venne tirato all’interno,
dove la luce riflessa disegnava onde di ambra e smeraldo,
come sulla volta e le pareti di una grotta marina

all’approdo, l’uomo che l’aveva trainato nella darsena coperta,
lo aiutò a scendere, indicandogli una scala
per il piano superiore.

martedì 9 settembre 2008

lunedì 8 settembre 2008

(Settimo, martedi 2 settembre 2008)_300
PARTENZE 29 (il succo della partenza / Mariapia)

Era tre giorni che Mariapia doveve partire,
ma per vari contrattempi non aveva ancora bevuto
il succo della partenza.

In quel periodo per partire si bevevano vari succhi
a seconda di dove si voleva andare:
c’era il succo Nordamericano,
quello Africano che si mischiava al paese specifico
in cui era la meta del viaggiatore,
Canada, Sudafrica ecc.

Nel 2108 erano tante le ditte a produrre queste bevande
che trasportavano le persone
e la qualità come il prezzo era molto diversa.
C’erano i succhi low cost che erano a basso prezzo
ma avevano effetti collaterali spiacevoli,
come dissenteria per settimane o peggio il singhiozzo del viaggiatore,
che era sempre un suono con fuoriuscita d'aria,
ma non dalla bocca e si può immaginare …

Mariapia bevve il succo per il Messico e dopo tre minuti
era nello Yucatan in perfetto orario,
in visita alla sorellastra a cui era molto legata.
(Settimo, domenica 31 agosto 2008)_297
PARTENZE 26 (la notte sicura / Ivana)

Tutto era pronto.
Ivana la nuova stella del rock,
aveva mangiato ostriche e caviale,
innaffiate da birra doppio malto belga.
Tutti i biglietti erano stati venduti da parecchie settimane.

Come diceva Van De Strokz, il suo manager, agente e amante Pilly,
era una notte sicura.
"Non ti preoccupare, è una notte sicura, Ivana "
ripeteva a Ivana masticando foglie di zucchine.
Il pubblico era composto da ultraottantenni:
il rock nel 2068 era una musica per vecchi ,
anche se l'età media era salita di parecchio,
110 anni per le donne e 105 per gli uomini.
Ivana ne aveva 77.

Il problema era la sua protesi dentaria,
che nessun dentista era riuscito a saldarle bene al palato:
era già successo che durante un concerto,
la dentiera di Ivana cadde e il concerto fu sospeso sul più bello.
Ma quella era una notte sicura,
piena di giovanissimi sessantenni che accompagnavano fidanzate.

Finì tutto bene, a parte una decina di decessi per ictus e infarti,
tra il pubblico che faceva uso di sostanze stupefacenti ad alto rischio.
La droga non era più un tabù in quel periodo storico,
era invece vietato spostarsi e viaggiare,
lo si poteva fare solo in maniera virtuale.
Ma Ivana la notte dopo il concerto partì con una bicicletta cibernetica
e due borracce di Cola Cola UUU!!!
Non sapeva dove sarebbe arrivata,
ma sapeva che da lì a poco l'avrebbero arrestata e condannata,
per quello che stava facendo.
Ma la notte era sicura.

Genova


(Genova, 3 settembre 2008, mercoledi)_252
ARRIVI #5 (la porta sbagliata)


Il bagno era all’altro capo del corridoio:
una stanza grande rivestita di piastrelle ingiallite
e percorse da un reticolo di crepe,
che osservate con calma e a breve distanza,
riproducevano il territorio e le strade che aveva percorso finora


un cartello dietro la porta,
avvisava che si potevano verificare mancanze
non prevedibili di corrente elettrica

infatti uscendo dal bagno,
il corridoio era immerso nella penombra:
procedendo a tentoni verso la propria stanza
e credendo di averla raggiunta, cercava di aprirne la porta
ma quella resisteva

a un maggiore impegno finalmente si spalancò
s’una parete di mattoni
e con sgomento restò a guardare
l’ingresso murato di una finta stanza

la sua vera porta era quella accanto
e dopo averla richiusa a chiave,
vi si appoggiò contro ansimando:
per la mancanza di corrente,
forse le telecamere non avevano visto nulla

prese una coperta dall’armadio
per coprire lo specchio di fronte al letto

mentre chiudeva le persiane,
il cortile era sempre silenzioso e sbarrato,
come per le nuvole la striscia di cielo sul tetto.

(Genova, 3 settembre 2008, mercoledi)_251
ARRIVI #4 (nella stanza)


Nella stanza un grande specchio
era fissato sulla parete di fronte al letto:
il resto dell’arredo era di confortante squallore


la finestra si apriva s’un cortile interno,
un quadrato di persiane chiuse:
da ogni angolo della grondaia
un rivolo d’acqua scorreva sul cemento,
una croce verdastra si riuniva allo scarico nel centro

aveva piovuto, com’era consueto
in quella stagione di nebbie al mattino, afa meridiana
e temporali al tramonto

alla vista dell’acqua gli venne sete
ma il piccolo lavandino in un angolo a piastrelle,
rendeva scomodo anche riempire il bicchiere,
opaco, grosso e pesante sulla mensola cromata

lunedì 1 settembre 2008

Settimo



(Settimo, domenica 31 agosto 2008)_296
PARTENZE 25 (ritorno all'est / Olga e Ivan)

Si stavano spostando ogni quattro, cinque giorni,
facendo due spettacoli e la domenica tre.
Il circo Maderth arrivava dalla Slovacchia
ma era stato fondato in Ungheria negli anni cinquanta,
da un domatore che perse un braccio a causa delle tigri,
che una sera lo salutarono troppo calorosamente.

Ma questi erano tempi duri per gli spettacoli circensi,
soprattutto nell’europa dell’ovest:
in questi paesi, gli animalisti sempre più numerosi
mettevano i bastoni fra le ruote ai circhi
dove si esibivano gli animali e il circo Maderth era uno di questi.
Finchè il proprietario decise di far esibire gli uomini
con un costume da tigre ma non funzionò,
era più uno spettacolo da pagliacci.
Allora ordinò ad una ditta giapponese quattro robot tigre,
ma c’erano probblemi con l'autonomia delle batterie
e capitava che si fermassero sul più bello.

Tornare all'est dove gli animali domati
erano ancora ben accetti:
ecco, partiremo a fine settembre, disse Ivan a Olga,
abbracciandola e guardando fuori dal camper
il sole che sorgeva.

Genova


(Genova, 28 agosto 2008, giovedi)
247_NELLO SPIRAGLIO

sdraiato riprendo i sensi,
a un soffio radente dalla persiana socchiusa:
intravedo virgole a pennello i cirri in cielo,
un salone delle feste, una galleria di specchi e stucchi,
più tardi un soffitto di uniforme azzurro contornato d’oro

da che tempo
ci siamo affacciati a finestre,
visto fumare navi e camini,
udito campane o cannoni,
subito o scelto bandiere,
chiuso e riaperto persiane,
sullo stesso persistente panorama:
ogni stagione si replica,
mentre ci accodiamo in linea retta nati e sepolti.